GILDO FATTORI: UNA VOCE INDIMENTICABILE Non vi sono dubbi che tra i personaggi da non dimenticare di una ”vecchia Padova”, c’e’ senza dubbio Gildo Fattori. Un uomo sincero, grande innamorato della sua città e del Calcio Padova. Lo ricordo così, con i suoi due grandi amori: la famiglia e il Padova. Aveva avuto un brillante, anche se sfortunato, passato da cantante, ma questo lo venni a sapere per caso, dopo un po' di tempo dalla nostra prima conoscenza, perché nel carattere di Gildo mancava assolutamente quell'acido condimento che si chiama vanità. Eppure ancora giovanissimo sembrava destinato ad una brillante carriera nel mondo della musica, sostenuto da un personaggio come Vittorio Salvetti e da amicizie e solidarietà di colleghi dal nome altisonante, quali Peppino di Capri e Fred Buongusto. Ma ad un certo punto decise di lasciare quel mondo per rimanere fedele alla "sua" Padova, scoprendo poco alla volta quella che sarebbe stata la sua più importante professione, la sua vera vita. Una scelta non facile, ma che accettò con grande coraggio e determinazione, anche se si trattava di una strada tutta in salita. L'inizio non fu certamente facile, le prime esperienze le visse al microfono di radio non certamente rinomate. Il successo sarebbe giunto lentamente, come il giusto riconoscimento delle sue qualità di cronista e di commentatore. Mi piace ricordarlo, appunto, per il suo coraggio: ma Gildo aveva anche grandi doti sotto il profilo umano. Era un uomo, anzi un ragazzo, assolutamente semplice, disponibile al dialogo con tutti, tant'è vero che non ho memoria di una sua litigata con qualcuno, tanto meno con certi avversari che, soprattutto in certe trasferte, cercano come godimento personale la rissa. E di questi soggetti, in giro per gli stadi, ve ne sono purtroppo parecchi. Quanti ricordi! Così tanti da poter quasi scrivere un libro, immagini e momenti che si affollano con molta emozione nella mia memoria. E sempre lui, il Gildo, a proporsi con la sua calma olimpica, che passava in seconda linea, per qualche minuto, solamente in un'occasione, quando cioè il Padova segnava un gol. Conobbi Gildo nel cortile del vecchio Appiani, eravamo all'inizio degli anni Ottanta e il Padova veleggiava senza grande infamia ma nemmeno molta gloria nel limbo della terza serie. Due destini paralleli di crescita che si accumunarono e si accompagnarono fino ai trionfi della massima serie, ma anche conditi di non pochi momenti difficili. Gildo sapeva affrontare anche quest'ultimi con un'altra sua grande dote, una filosofia di vita che aveva radici in una grande fiducia nel futuro. Anche se quella fiducia lo tradì ancora giovane, a soli 62 anni. Ma avendolo conosciuto molto bene, credo che da lassù, scorrendo queste mie parole, sorriderà ancora come allora, facendomi capire che ogni rimpianto deve sempre lasciare il posto al ricordo dei momenti più cari. Tra questi i viaggi comuni in tante memorabili trasferte in tutta Italia, assieme ad altri colleghi che vorrei definire "storici" e anche loro, come Gildo, innamorati del vecchio Padova, Sergio Calore e Fantino Cocco. Esperienze vissute assieme, come quel giorno che a Pisa il collerico presidente Anconetani, durante le interviste, mi cacciò urlando fuori del portone perché avevo osato mettere in dubbio la liceità del successo toscano. Il nostro Pradella aveva segnato un gol più che regolare, annullato ingiustamente dall'arbitro per un fuorigioco inesistente. Fu proprio Gildo, lo ricordo bene, a ricomporre l'incredibile contrasto, trovando modo con la sua proverbiale calma e lucidità di far riappacificare gli animi. Trasferte compiute spesso in auto, centinaia di chilometri, fianco ad Ancona e anche oltre, una volta perfino a Foggia dove, eravamo in serie B, vincemmo due a zero. E nel ritorno, mentre io guidavo, Gildo stemperò la nostra fatica divertendoci con le sue barzellette che sapeva offrire con gusto e la sua proverbiale risata finale. Ho sempre pensato che oltre che buon cantante e ottimo radiocronista, avrebbe potuto essere anche un ottimo attore, e non solamente per la sua bella voce ma anche per il suo grande senso della recitazione. Nei primi anni Novanta lasciai Padova ed il Padova per affrontare altre esperienze professionali, lunghi anni in cui però continuai a seguire le vicende biancoscudate, anche perché, come dice un antico detto, il primo amore non si scorda mai. E spesso a tenermi informato di quanto accadeva in via Carducci prima e nel nuovo Euganeo poi, fu proprio Gildo, conservando quell'amicizia che il tempo non avrebbe mai appannato e che si manifestò con grande affetto quando un giorno lo ritrovai nella sede del Padova. Altri colleghi e conoscenti mi riservarono i tradizionali saluti di circostanza, al contrario Gildo seppe regalarmi, con la sua indiscutibile spontaneità, un'altra grande emozione legata a filo doppio con il nostro comune passato. In quel momento capii che prima ancora che colleghi eravamo rimasti amici dopo aver condiviso assieme tante calcistiche battaglie, sia lontano che tra le vecchie strutture del mitico Appiani. L'Appiani. Noi giornalisti della carta stampata letteralmente "appollaiati" in una tribunetta di legno...antico, dove riuscivamo a sistemarci a stento, soprattutto in occasione della partite più importanti e quindi più seguite; lui sistemato poco più in là, in una postazione dove a volte trovava accanto a sè quelli della Rai oppure di altre emittenti italiane. Poi venne il nuovo stadio che ancora oggi fa discutere: e ancora oggi è vivo e palpitante in tutti i veri amanti dei colori biancoscudati il rimpianto per aver dovuto abbandonare un tempio sacro quale è stato a lungo il "campo" di via Carducci. Sono certo che ancora oggi lassù, magari discutendone proprio con Sergio e con Fantino, magari ricordando le domeniche più felici trascorse assieme, Gildo si augurerà che il futuro non debba riservare all'amata città tinta dei colori biancoscudati un grosso affronto, e cioè la cancellazione del vecchio stadio. Amici politici, governanti che magari considerate il pallone soltanto un...gioco: sappiate cogliere questo importante messaggio che giunge da un microfono che sta nei cieli. Ma con una voce che è sempre quella inconfondibile dell'indimenticabile Gildo. |
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